Il complesso lagunare di Capo Peloro è situato all’estremità nord orientale della Sicilia e si affaccia sullo Stretto di Messina, dove il materiale alluvionale proveniente dalla costa occidentale raggiunge la sua massima estensione. Qui il moto ondoso e le correnti di marea hanno favorito la formazione di cordoni litorali, i quali, col tempo, hanno racchiuso un ampio tratto di mare. Il continuo trasporto di detriti ha portato poi all’ insabbiamento di parte della laguna e alla sua divisione in più parti fino all’ attuale conformazione comprendente i due laghi salmastri di Ganzirri e di Faro. A tutto ciò ha contribuito il regime anemometrico, caratterizzato da venti provenienti da tutte le direzioni, ma con prevalenza dei quadranti settentrionali e meridionali a causa dell’effetto di canalizzazione esercitato dallo Stretto di Messina e dalle catene montuose siciliane e calabresi. Solino nel III secolo a.C. descrive tre laghetti (Abruzese & Genevese, 1952), ma fino ad un secolo fa ve ne erano quattro, identificati procedendo da sud- ovest, come Lago di Ganzirri, Lago Madonna di Trapani, Lago Margi e Lago Faro. Il Lago di Ganzirri si estendeva per una superficie inferiore di un terzo rispetto all’ area ricoperta oggi; il Lago Faro è invece rimasto immutato. Il Lago Margi era situato nell’ attuale località Margi, tra il Lago di Ganzirri e quello di Faro, ossia nella zona attraversata dal canale “Margi”, che collega i due laghi. Il Lago “Madonna di Trapani”, infine, si trovava in linea con il Lago di Ganzirri, in posizione molto ravvicinata. Attualmente i due pantani sono uniti e collegati da una soglia profonda solo 80 cm, che riduce fortemente gli scambi idrici, per cui le due aree risultano avere caratteristiche chimico- fisiche differenti.
La Laguna di Capo Peloro è anche Riserva Naturale Orientata, istituita dalla Regione Siciliana con D.A. 21/6/01
La Laguna di Capo Peloro è anche Riserva Naturale Orientata, istituita dalla Regione Siciliana con D.A. 21/6/01
IL LAGO DI GANZIRRI:
Il lago è noto anche col nome di Pantano Grande ed ha una superficie di 338.400 m2. Esso ha una forma allungata in senso W-E con asse maggiore di 1.670 m, di cui 500 m comprendono l’ antico Lago Madonna di Trapani, ed una larghezza media di 203 m. La sua profondità massima è di 6,5 m ed il suo volume medio stimato è di circa 975.000 m3 (Abruzese & Genevese, 1952). Sul fondale si osservano macro alghe come Chlorophycophita e Rhodophycophita (Cavaliere, 1963). Il rapporto tra l’ estensione del lago e la bassa profondità, insieme all’ elevato apporto di acque freatiche rispetto alla scarsa quantità d’ acqua contenuta, fa si che i livelli di salinità siano meno elevate rispetto a quelli del Lago di Faro (Giuffrè & Pezzani, 2005) e che le condizioni fisico- chimiche dipendano significativamente dalle condizioni meteorologiche. E’ collegato al versante ionico dello Stretto di Messina tramite due canali, Catuso, che scorre al di sotto dell’ abitato di Ganzirri, e Carmine (altrimenti detto Canale Due Torri). Infine il Canale Margi, lungo e poco profondo, lo collega con il vicino Lago di Faro. Questi due canali sboccano nell’ antico pantano “Madonna di Trapani”, dove cresce abbondante la macro alga Chaetomorpha linum, spesso causa di crisi distrofiche. La batimetria del pantano viene gradualmente alterata dall’ attività dei molluschicultori che apportano discrete quantità di sabbie per formare dei fondali, detti “montagnole”, adatte all’ allevamento dei bivalvi Paphia aurea (syn. Venerupis aurea), Cerastoderma glaucum, Tapes decussatus e Tapes philippinarum (syn. Venerupis philippinarum).
Il lago è noto anche col nome di Pantano Grande ed ha una superficie di 338.400 m2. Esso ha una forma allungata in senso W-E con asse maggiore di 1.670 m, di cui 500 m comprendono l’ antico Lago Madonna di Trapani, ed una larghezza media di 203 m. La sua profondità massima è di 6,5 m ed il suo volume medio stimato è di circa 975.000 m3 (Abruzese & Genevese, 1952). Sul fondale si osservano macro alghe come Chlorophycophita e Rhodophycophita (Cavaliere, 1963). Il rapporto tra l’ estensione del lago e la bassa profondità, insieme all’ elevato apporto di acque freatiche rispetto alla scarsa quantità d’ acqua contenuta, fa si che i livelli di salinità siano meno elevate rispetto a quelli del Lago di Faro (Giuffrè & Pezzani, 2005) e che le condizioni fisico- chimiche dipendano significativamente dalle condizioni meteorologiche. E’ collegato al versante ionico dello Stretto di Messina tramite due canali, Catuso, che scorre al di sotto dell’ abitato di Ganzirri, e Carmine (altrimenti detto Canale Due Torri). Infine il Canale Margi, lungo e poco profondo, lo collega con il vicino Lago di Faro. Questi due canali sboccano nell’ antico pantano “Madonna di Trapani”, dove cresce abbondante la macro alga Chaetomorpha linum, spesso causa di crisi distrofiche. La batimetria del pantano viene gradualmente alterata dall’ attività dei molluschicultori che apportano discrete quantità di sabbie per formare dei fondali, detti “montagnole”, adatte all’ allevamento dei bivalvi Paphia aurea (syn. Venerupis aurea), Cerastoderma glaucum, Tapes decussatus e Tapes philippinarum (syn. Venerupis philippinarum).
IL LAGO DI FARO:
Presso Capo Peloro esiste il Lago di Faro o “Pantano piccolo” che risulta tondeggiante e di minori dimensioni; ha, infitti, un diametro Massimo di 665 m, una superficie di 263.600 m2, ma un volume di ben 2.502.856 m3. il maggior volume di acqua è dovuto alla profondità del lago stesso, ossia 28 m circa ai livelli massimi. A differenza del Lago di Ganzirri, qui è modesta l’ immissione di acque freatiche. E’ in comunicazione con il mare tramite due canali: il primo sfocia nelle acque dello Stretto presso la chiesa di Torre Faro (chiamato “canalone”), l’ altro sbocca lungo la costa tirrenica in contrada “Torre Bianca”. Questo secondo canale (detto Canale degli Inglesi) rimane spesso occluso a seguito delle mareggiate di maestrale che creano cospicui cordoni di sabbia. Il lago, studiato da Crisafi, da Genovese e da altri ricercatori italiani e stranieri, va soggetto a crisi dovuta alla presenza di idrogeno solforato dopo i 12 m di profondità. L’ agente principale responsabile della presenza di tale gas (secondo Genovese e coll.) sarebbe il Desulfovibrio desulfuricans, ossia un batterio. Quando le acque vengono sconvolte da insolite ondazioni pervenute dal vicino mare in burrasca, attraverso il cosiddetto “Canale degli Inglesi”, l’ idrogeno solforato sale alle superficie e causa moria di organismi marini. Alla paticolare distribuzione del gas è legato il fenomeno dell’ “acqua rossa”, più volte riscontrata nel lago stesso. La fauna è molto più varia e ricca di specie rispetto al Lago di Ganzirri, forse a causa della sua maggiore salinità, tra cui ricordiamo i Mugilidi, il Branzino (Dicentrarchus labrax), l’ Orata (Sparus aurata) e l’ Anguilla. Qui si mettono a stabulare le pregiate Ostriche (Ostrea edulis edulis), gli stimati Fasolari (Callistia chione), oltre che la Vongola verace (Tapes decussatus) e la Vongola filippina (Tapes philippinarum), ma il mollusco che più si alleva è la Cozza (Mytilus galloprovincialis). Ricordiamo, inoltre, la presenza di Pinna nobilis, il mollusco bivalve più grande del Meditteraneo. Il lago, oltre ad essere caratterizzato da una grande biodiversità, è conosciuto per le numerose leggende che avvolgono, con un alone di mistero, queste torbide e poco conosciute acque.
Presso Capo Peloro esiste il Lago di Faro o “Pantano piccolo” che risulta tondeggiante e di minori dimensioni; ha, infitti, un diametro Massimo di 665 m, una superficie di 263.600 m2, ma un volume di ben 2.502.856 m3. il maggior volume di acqua è dovuto alla profondità del lago stesso, ossia 28 m circa ai livelli massimi. A differenza del Lago di Ganzirri, qui è modesta l’ immissione di acque freatiche. E’ in comunicazione con il mare tramite due canali: il primo sfocia nelle acque dello Stretto presso la chiesa di Torre Faro (chiamato “canalone”), l’ altro sbocca lungo la costa tirrenica in contrada “Torre Bianca”. Questo secondo canale (detto Canale degli Inglesi) rimane spesso occluso a seguito delle mareggiate di maestrale che creano cospicui cordoni di sabbia. Il lago, studiato da Crisafi, da Genovese e da altri ricercatori italiani e stranieri, va soggetto a crisi dovuta alla presenza di idrogeno solforato dopo i 12 m di profondità. L’ agente principale responsabile della presenza di tale gas (secondo Genovese e coll.) sarebbe il Desulfovibrio desulfuricans, ossia un batterio. Quando le acque vengono sconvolte da insolite ondazioni pervenute dal vicino mare in burrasca, attraverso il cosiddetto “Canale degli Inglesi”, l’ idrogeno solforato sale alle superficie e causa moria di organismi marini. Alla paticolare distribuzione del gas è legato il fenomeno dell’ “acqua rossa”, più volte riscontrata nel lago stesso. La fauna è molto più varia e ricca di specie rispetto al Lago di Ganzirri, forse a causa della sua maggiore salinità, tra cui ricordiamo i Mugilidi, il Branzino (Dicentrarchus labrax), l’ Orata (Sparus aurata) e l’ Anguilla. Qui si mettono a stabulare le pregiate Ostriche (Ostrea edulis edulis), gli stimati Fasolari (Callistia chione), oltre che la Vongola verace (Tapes decussatus) e la Vongola filippina (Tapes philippinarum), ma il mollusco che più si alleva è la Cozza (Mytilus galloprovincialis). Ricordiamo, inoltre, la presenza di Pinna nobilis, il mollusco bivalve più grande del Meditteraneo. Il lago, oltre ad essere caratterizzato da una grande biodiversità, è conosciuto per le numerose leggende che avvolgono, con un alone di mistero, queste torbide e poco conosciute acque.